di Aldo Messina
Nel decimo anno della nostra pubblicazione siamo passati da mensile a trimestrale.
Vero è che le nostre vendite e i nostri abbonamenti sono rimasti praticamente immutati e, negli anni, non abbiamo avuto contrazioni. Ma è anche vero che, in genere, le vendite di giornali e riviste tradizionali sono in ribasso, a causa della propensione delle giovani generazioni ad usufruire di internet, telefonini e giornali “on line”, peraltro gratuitamente.
La carta stampata resiste invece tra i meno giovani. Il nostro pubblico – inutile nasconderlo- appartiene a questa seconda categoria; un pubblico che, però, oltre che per il fattore età, si distingue per la voglia di capire veramente cosa si muove sulla scena e dietro le quinte.
A una rivista come la nostra, dunque, non rimane che approfondire e commentare. Cosa, per altro, che abbiamo fatto sin dal primo numero.
Anche per questo, forse, in questo numero è particolarmente evidente la nostra scelta di dedicare più spazio agli avvenimenti nazionali e internazionali che non ai fatti locali. Gli è che in questo territorio v’è un vuoto politico e culturale da far rabbrividire (con le dovute eccezioni naturalmente). E’ un vuoto che non accenna a colmarsi. Anzi, questi ultimi anni ci hanno restituito una realtà più spenta, più piatta.
Colpa anche della politica locale e del suo esaurirsi, spesso, nei soliti impegni e promesse destinati a non essere mantenuti. Ecco, è questo il secondo motivo che ci ha spinti a privilegiare fatti e notizie che vanno oltre l’ambito locale. Il fatto è che noi ( e per “noi” intendo il corpo redazionale e la famiglia dei collaboratori della rivista) abbiamo ancora nel cuore la Trapani che fu: bella, ricca, progredita, motore di iniziative affascinanti.
Cosa è rimasto oggi? Un aeroporto senza aerei, un porto senza navi, una rete ferroviaria a scartamento ridotto, strade fatiscenti, un centro storico fantasma , una economia in affanno e una fuga disordinata delle nostre giovani intelligenze che cercano altrove una speranza per l’avvenire.
In tutto ciò, qualche inguaribile “nostalgico” ( senza alcun riferimento politico) pensa a candidare Trapani a “capitale della cultura italiana per il 2021”. Certo, ci piacerebbe, ci piacerebbe immensamente. Ma temiamo che a decidere quale sarà la capitale della cultura italiana possano essere argomenti e condizioni che poco o nulla abbiano a che spartire con la cultura.
Speriamo di sbagliarci.